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lunedì 12 maggio 2008

Ecco la lettera che nega Dio,
E Einstein scrisse: Dio?
Superstizione

Mezzo secolo dopo la morte di Albert Einstein, la controversia sul rapporto tra il grande scienziato e la religione, che ha sempre diviso i suoi biografi, potrebbe essere stato finalmente risolta. Una lettera autografa finora poco conosciuta, rimasta chiusa dal 1955 ad oggi nel segreto di una collezione privata, sarà messa all' asta domani a Londra. Qui Einstein scriveva: "La religione ebraica, come tutte le altre, non è niente di più che l' incarnazione di una superstizione infantile". Mezzo secolo dopo la morte di Albert Einstein, il mistero sul rapporto tra il grande scienziato e la religione potrebbe essere stato finalmente risolto. Una lettera autografa finora poco conosciuta, rimasta chiusa dal 1955 ad oggi nel segreto di una collezione privata, sarà messa all' asta domani a Londra, rivelando forse per la prima volta con completezza il controverso pensiero dell' inventore della teoria della relatività su Dio e sulla fede. Fino ad ora, da opposte sponde del dibattito, accademici, biografi e commentatori avevano infatti sostenuto con uguale convinzione che Einstein fosse assolutamente ateo o che viceversa avesse sviluppato una qualche forma di fede religiosa. «La scienza senza la religione è zoppa», recita uno dei suoi celebri aforismi, «la religione senza la scienza è cieca». Di certo c' era soltanto che lo studioso, il quale era ebreo, ricevette da bambino un' educazione religiosa, frequentando una scuola elementare cattolica e prendendo lezioni private di ebraismo, dottrina di cui osservò i precetti, per esempio non mangiando carne di maiale fino all' età di 12 anni. Ma nella lettera ora venuta alla luce, Einstein definisce senza mezzi termini tutte le religioni «una superstizione infantile», afferma che la «parola dio» non ha per lui alcun significato e respinge l' idea che gli ebrei siano il popolo «eletto» prescelto dal Signore. «Per me, la parola dio non è niente di più che un' espressione e un prodotto dell' umana debolezza, e la Bibbia è una collezione di onorevoli ma primitive leggende, che a dire il vero sono piuttosto infantili», scriveva lo scienziato, il 3 gennaio 1954, un anno prima di morire, al filosofo Eric Gutkind, che gli aveva inviato una copia di un suo libro sulla religione. «Nessuna interpretazione, non importa quanto sottile, può farmi cambiare idea su questo», aggiungeva nella lettera a Gutkind. Einstein, che aveva rifiutato l' offerta dello stato di Israele di diventare il suo secondo presidente della repubblica, argomentava poi come segue il suo rapporto con l' ebraismo: «Per me la religione ebraica, come tutte le altre, è un' incarnazione delle superstizioni più infantili. E il popolo ebraico, del quale pur mi compiaccio di far parte e con la cui mentalità sento un' affinità profonda, per me non ha qualità differenti da quelle di qualsiasi altro popolo. Per quanto posso dire sulla base della mia esperienza, gli ebrei non sono migliori di altri esseri umani, a parte il fatto di essere protetti dai cancri peggiori perché hanno poco potere. In essi non vedo niente di eletto». Vergata a mano in tedesco, la lettera fu mesa all' asta e venduta nel 1955 e da allora non è mai più stata in possesso del pubblico, rimanendo nelle mani di un collezionista privato. Sarà messa all' asta domani dalla Bloomsbury Auctions di Londra, a un prezzo di partenza di 8 mila sterline, quasi 11 mila euro. Uno dei maggiori esperti britannici su Einstein, il professor John Brooke della Oxford University, ha ammesso, intervistato dal quotidiano Guardian, di non avere mai sentito parlare fino ad ora dell' esistenza di un tale prezioso documento. Era noto che, sin da giovanissimo, Einstein contestava la veridicità di molte storie bibliche; ma negli ultimi anni della sua vita fece riferimento a un «sentimento religioso cosmico», parole che vennero interpretate da alcuni biografi come una prova della sua fede. Lo scienziato manifestò più volte irritazione per il tentativo di credenti e non credenti di arruolarlo arbitrariamente in un campo o nell' altro. «L' eterno mistero del mondo», rispondeva a costoro, «è la sua comprensibilità». Dice ora al Guardian il professor Brooke: «Come tutte le grandi menti, Einstein non rientra nelle categorie in cui i polemisti tradizionali cercano di impacchettarlo. E' chiaro che egli provava rispetto per i valori religiosi contenuti nelle tradizioni giudaica e cristiana, ma ciò che lui intendeva per religione era qualcosa di molto più sottile di quanto comunemente si intende». La lettera ottenuta dalla casa d' aste londinese, sulla cui autenticità non paiono esserci dubbi, sembra tuttavia affermare in modo incontrovertibile il secolarismo come intima convinzione dello scienziato. Sebbene, nel caso di Albert Einstein, bisognerebbe sempre ricordare che tutto è relativo.
- ENRICO FRANCESCHINI

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