Aranciu

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martedì 4 dicembre 2007


Il susino, insieme agli agrumi - arance e mandarini in particolare –
è una delle coltivazioni tradizionali della Conca d'oro insieme a gelsi, nespoli, fichi:
un tempo nei giardini intorno a Palermo se ne contavano più di 10 varietà
e un testo descrittivo del Seicento di Francisco Cupani (Hortus Catholicus, 1696)
si trovano riferimenti precisi alla "bruna di cori janchi e niure".
Fino a cinquanta, sessanta anni fa questa zona era un enorme frutteto
interrotto da poche case di villeggiatura
ma l'espansione edilizia di Palermo, dopo aver occupato la costa,
ha invaso l'entroterra e ha cancellato buona parte degli agrumeti
e dei frutteti cantati dai poeti del Grand Tour.
E insieme alle coltivazioni sono scomparse anche le susine "incartate"
che riempivano in autunno le bancarelle dei mercati di Ballarò e della Vuccirìa.
Con l'incartatura, praticata dopo la raccolta, le susine più tardive,
le Ariddu di core, si conservavano fino a Natale.
Le donne di casa confezionavano i frutti in lunghi salamini di carta velina,
uno ad uno, ben chiusi e legati con lo spago.
Ogni salamino di carta conteneva una decina di susine.
Le appendevano in un luogo fresco e i frutti si disidratavano e si raggrinzivano,
conservando però intatti profumi e sapori per i pranzi delle feste.
Le susine bianche di Monreale sono piccole,
a buccia giallo chiara e dolcissime:
una varietà si chiama Sanacore,
perché l’aromaticità ed il sapore le fanno attribuire la capacità di dare piacere,
oltre che al gusto, anche al sentimento,
l'altra si chiama Ariddu di core (ovvero: seme a cuore)
per la forma caratteristica del seme che richiama il cuore.
La sanacore si raccoglie a partire dalla prima decade di luglio fino alla metà di agosto,
la ariddu di core invece è tardiva e particolarmente zuccherina.
I frutti, che piegano fino a terra i rami degli alberelli,
si raccolgono dalla metà di agosto fino ai primi di settembre.
Entrambe sono delicatissime: durante la raccolta è necessario manipolarle il meno possibile
per non intaccare la pruina, ovvero la patina bianca che le ricopre,
e non si deve staccare il peduncolo.
Non è semplice: uno dei problemi degli agricoltori è trovare infatti braccianti esperti
per la raccolta.
Le susine bianche sono state recuperate grazie a un lavoro di ricerca
sul germoplasma autoctono siciliano
curato dal Dipartimento di Colture Arboree dell'Università di Palermo
ma è la passione di alcuni frutticoltori più anziani
che ha conservato nel tempo gli alberelli delle antiche varietà di susine,
alcuni dei quali hanno ben più di una trentina d'anni.
La maggior parte delle piante di ariddu di core è conservata invece
in un unico fazzoletto di verde circondato da costruzioni e cemento
nel comune di Monreale.
Il Presidio:
Il Presidio riunisce attualmente quattro coltivatori
di queste due antiche varietà di susine bianche:
quasi tutti i giardini di Monreale hanno di questi alberi
ma sono rimasti in pochi a coltivare almeno un ettaro di susini
e a ricavarne un reddito.
Attualmente gli agricoltori vendono direttamente le susine sul mercato
o le affidano a grossisti dei mercati generali di Palermo e di Trapani.
Le susine bianche di Monreale sono molto apprezzate dai palermitani,
perlomeno quelli più anziani
- i giovani già non le distinguono dai tanti ibridi internazionali -
ma altrove non sono conosciute.
Obiettivo del Presidio è vendere sotto un marchio comune le susine
e creare un mercato alternativo più vasto,
dove i frutti possano spuntare un prezzo più remunerativo.
Ma soprattutto, recuperare la tradizione dell'incartatura
della cultivar ariddu di core:
le donne del Presidio stanno collaborando tra loro per la produzione di susine incartate, marmellate,
susine sotto sciroppo e susine candite
utilizzate anche per la decorazione di dolci e cassate.

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Palermo, Italy
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