Aranciu

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mercoledì 22 agosto 2007







  • ....Quando iniziò la prima fioritura della fotografia,
    tra il 1820 e il 1840,
    la sua funzione principale
    era considerata la produzione di ritratti
    degli individui.
    Ciò che fino ad allora era stato possibile solo ai nobili,
  • divenne alla portata di tutte le classi sociali.I fotografi percepivano però che esisteva
  • un mercato
  • emergente
  • al di fuori del ritratto.
  • Nacque così il commercio di fotografie che ritraevano oggetti,
case,
strade,
paesaggi e, finalmente,
nudi.
Secondo David Leddick,
autore del libro The male nude (1999),
la società impose inizialmente
la commercializzazione esclusiva
delle fotografia di nudi femminili,
anche con fini erotici
per quanto camuffati sotto una patina "artistica".
Ma poiché alla maggioranza degli uomini
non piaceva la vista del nudo maschile,
in un'ottica maschile nessuno si poneva il problema
se qualche donna avrebbe potuto apprezzare
la bellezza artistica contenuta in un nudo maschile.
E gli uomini che potessero ammirare la bellezza
in tale forma
erano una minoranza.
Alle origini,
la fotografia venne vista a lungo
come una forma di riproduzione meccanica del reale,
una "fotocopia" della realtà,
priva della mediazione artistica
permessa da forme d'arte molto più antiche,
come la pittura e la scultura.
La capacità della fotografia di mostrare le cose
"per quel che erano"
da un lato affascinava,
dall'altro però spaventava
per quella che veniva giudicata la sua "crudezza",
che non permetteva gli abbellimenti normali
nelle arti tradizionali.
Nella fotografia applicata al nudo
si apprezzò subito la possibilità di fornire modelli
ai pittori e ai disegnatori
a un prezzo imbattibile,
ma si deprecò la crudezza della rappresentazione,
che faceva continuamente sfiorare
il sospetto dell'oscenità e della pornografia
anche quando il soggetto
non aveva intenti espressamente sessuali.
Questo pericolo era molto più presente,
si sosteneva per giustificare il tabù
nei confronti del nudo maschile,
con il corpo dell'uomo,
che ha i genitali esposti (se non esibiti) alla vista,
cosa che invece non avviene in quello femminile.
A tale problema sfuggono in origine
solo le fotografie espressamente prodotte
per fornire modelli agli artisti (e ancor oggi
conserviamo molte immagini che hanno perfetti
corrispondenti in quadri o statue),
e quelle scientifiche,
per esempio destinate ai medici:
in entrambe il nudo era presentato
come "necessità".
Tra le foto prodotte per artisti
(in alcuni casi addirittura su commissione,
come nel caso
di Durieu(1800-1874)
con Delacrois,
o di Gaudenzio Marconi (1841-1885)
con Auguste Rodin)
spiccano per interesse quelle di Cavalas
e dei già citati Durieu e Marconi.
Particolarmente interessanti come documento
dell'ideologia che vedeva il nudo fotografico
quale "supporto tecnico" all'artista
sono le immagini
del libro Der act di Rieth e Koch (1894),
nelle quali il fotografo rinuncia ostentatamente
a qualsiasi nobilitazione artistica del soggetto.
I modelli sono collocati accanto a specchi
per moltiplicare i punti di vista dell'immagine,
appesi a trapezi,
rovesciati su divani
appoggiati in verticale al muro
(con un effetto talora comico),
badando esclusivamente a massimizzare
l'utilità tecnica dell'immagine,
anche a scapito della bellezza
della composizione.
Tra le foto scientifiche di nudo spiccano ancor oggi
per il loro valore estetico
quelle del britannico Muybridge,
che negli USA
studiò il moto degli animali,
inclusi gli esseri umani (per l'appunto nudi)
scattando a brevissimi intervalli
sequenze d'immagini
attraverso una serie d'apparecchi fotografici
non sincronizzati,
e unendo poi le immagini risultanti
in sequenze che rendevano visibili
le fasi del movimento (cronofotografia).
I suoi studi furono pubblicati nel 1887
e conquistarono infine,
anche nei puritanissimi Stati Uniti,
una prima, timida rispettabilità "scientifica" al nudo,
aprendo la strada anche agli esperimenti di un artista
come t.Heakins.
(La vulgata che vorrebbe Muybridge
quale "sdoganatore" del nudo maschile
a livello mondiale
non ha ovviamente la minima base storica,
essendo stato il nudo maschile
prodotto da decenni in Europa
anche prima del suo lavoro).
Le possibilità offerte in campo erotico dalla fotografia
non sfuggirono affatto ai nostri antenati,
che non a caso iniziarono a produrre foto di nudo
o seminudo femminile
praticamente in contemporanea con l'invenzione
del nuovo strumento tecnico.
Tale produzione fu però duramente contrastata
dalle autorità,
e spesso confinata a creazioni fatte "in proprio"
(che circolavano tramite originali fotografici,
stampati uno per uno,
e non riprodotte su libri o riviste
a stampa a basso costo, come oggi),
dalla diffusione clandestina,
spesso prodotta per e spacciata nei bordelli,
nei quali serviva anche ad esibire al cliente
in modo comodo e rapido (e "senza veli") il "catalogo"
delle prostitute presenti.
Ancora più rara e ancora più perseguitata
fu la produzione erotica di nudo maschile,
che aveva un mercato
quasi esclusivamente gayi n mondo in cui
l'omosessualità era in sé stessa
un reato in molte nazioni occidentali.
Per questo motivo la foto erotica di nudo maschile
fu costretta ad apparire sotto aspetti
maggiormente "accettabili" per la società dell'epoca.
L'arte, di cui si è già parlato,
fu ovviamente l'alibi principale che permise
una produzione limitata (e comunque perseguitata)
di nudo erotico maschile,
di prezzo elevato e quindi riservata ad una èlite.
Poiché la fotografia iniziò ad essere accettata
come un'arte a sé relativamente tardi
(ancora a XX secolo avanzato si dibatteva
sul fatto se lo fosse o no)
, una parte di questa produzione si camuffò
nella categoria sopra discussa dei "modelli per artisti".
Un altro alibi fu la fotografia "antropologica"
o "etnologica",
relativa a popoli percepiti come "non civili"
(e quindi "scostumati"),
e abitanti in zone in cui,
per il clima,
la (semi)nudità era comune.
Questa produzione toccò anche paesi meno lontani,
ma nei quali il turismo gay
portava i potenziali clienti: l'Italia soprattutto,
ma anche i Paesi del Nord Africa,
con la proposta di ragazzi del luogo seminudi
o nudi
del tutto.
La più celebre produzione di questo tipo
è probabilmente quella dello studio
Lehnert & Landrock,che operò in Nord Africa,
proponendo foto "antropologiche" ed "esotiche"
di nudo integrale femminile,
accanto a foto più castigate,
ma di grande sensibilità un po' nuova ai più,
di ragazzetti semi svestiti.
Si noti che questi soggetti,
che oggi sarebbero senza dubbio tacciati di pedofilia,
furono all'epoca riprodotti come cartoline
e venduti
(e spediti attraverso il normale servizio postale)
a migliaia di esemplari.
La mentalità dell'epoca giudicava infatti,
all'opposto di quanto facciamo noi oggi,
meno immorale il nudo di bambini
rispetto a quello di adulti.
I segni della pubertà,
a iniziare dal pelo,
specie quello pubico,
erano all'epoca considerati
come automaticamente "sessuali",
e quindi "osceni".
Viceversa il nudo preadolescente
era considerato
come meno evocativo della sessualità,
e per questo era più facilmente accettato.
(Questa osservazione
vale ovviamente anche per gli altri tipi di foto di nudo
dell'epoca).
La nascente fotografia sportiva
costituì un altro campo in cui era lecito,
anzi addirittura logico,
esibire la bellezza di un corpo maschile nudo
o seminudo,
anche se il suo utilizzo per soddisfare
la domanda del mercato di immagini di nudo maschile
fu un fenomeno che si sviluppò solo dopo la Seconda
guerra mondiale,
massimamente negli USA.
A questo tipo di fotografia si rivolgevano coloro
che avevano una preferenza per il corpo maschile
adulto e virile,
mentre la foto d'arte tendeva allora a preferire
il corpo adolescente o comunque dell'adulto
dalle caratteristiche maschili non troppo marcate.
Con la scusa della "statuarietà"
furono prodotte e smerciate
in migliaia di esemplari
cartoline rappresentanti
celebri lottatori o sollevatori di pesi dell'epoca.
Assimilabile alla fotografia sportiva
era in questo senso anche la foto circense,
venduta alle esibizioni pubbliche di forza
(nei Circhi, ma anche nei teatri)
che ebbero molto successo a cavallo fra XIX e XX
secolo, creando vere e proprie "star" del muscolo,
le cui foto adeguatamente discinte erano prodotte
in massa per essere vendute a spettatori e fans.
Uno degli obiettivi di questo blog
è anche quello
di analizzare,
principalmente attraverso le immagini,
l’eros maschile pricipalmente
e non soltanto
in tutte le sue possibili espressioni artistiche.
Ovviamente le scelte e le selezioni che opero
sono un riflesso del mio gusto personale
e quindi non intendono fornire modelli universali,
ma solo stimoli all’osservazione
e alla riflessione.
In un mondo in cui subdoli pregiudizi maschilisti
fanno del nudo femminile
un prodotto a buon mercato
e del nudo maschile
un motivo di vergogna.
Ferrea si impone
la mia opposizione
alle ingiustificate forme di censura
che vogliono l’uomo
coperto da una metaforica “foglia di fico”
perchè antiestetico e scandaloso.
La nostra società ha purtroppo perso di vista
il concetto classico di bellezza,
svilendolo e capovolgendolo deliberatamente.
Il rifiuto della nudità maschile altro non è
che il risvolto esplicito
di quel che non si vuol ammettere:
la paura di confronti e prurigini.
Una paura che sputa così in faccia
a secoli di storia
dell’arte
che hanno accompagnato la storia degli uomini
e della loro cultura fino ad oggi.
Quello che tento di fare è creare anche uno spazio
che si ponga a metà tra il falso-pudore
e la pornografia,
tra la censura totale e la volgarità,
svelando l'uomo nella sua
integra e pura bellezza.........

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Non amo avere rotti i coglioni...e ...e detesto chi non li ha....