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In sintesiII nichilismo, la negazione di ogni valore, è anche quello che Nietzsche chiama "il più inquietante fra tutti gli ospiti". Si è nel mondo della tecnica e la tecnica non tende a uno scopo, non produce senso, non svela verità. Fa solo una cosa: funziona. Finiscono sullo sfondo, corrosi dal nichilismo, i concetti di individuo, identità, libertà, senso, ma anche quelli di natura, etica, politica, religione, storia, di cui si è nutrita l'età pretecnologica. Chi più sconta la sostanziale assenza di futuro che modella l'età della tecnica sono i giovani, contagiati da una progressiva e sempre più profonda insicurezza, condannati a una deriva dell'esistere che coincide con il loro assistere allo scorrere della vita in terza persona. I giovani rischiano di vivere parcheggiati nella terra di nessuno dove la famiglia e la scuola non "lavorano" più, dove il tempo è vuoto e non esiste più un "noi" motivazionale. Le forme di consistenza finiscono con il sovrapporsi ai "riti della crudeltà" o della violenza (gli stadi, le corse in moto ecc.). C'è una via d'uscita? Si può mettere alla porta l'ospite inquietante?
La recensione
La tesi di fondo che anima il nuovo saggio di Umberto Galimberti, filosofo, psicologo e saggista di successo, è che il mondo di oggi, in particolare quello dei giovani di oggi, sia pervaso dal nichilismo e dall’assenza di valori e di senso. Il nichilismo infatti è quell’ospite inquietante, ben descritto da Nietzsche a fine Ottocento, che oggi torna ad aggirarsi nella vita dei ragazzi e delle ragazze italiane, cancellando prospettive e orizzonti, intristendone le passioni e fiaccandone l’anima. In un mondo che funziona esclusivamente secondo le leggi della tecnica e del mercato, scrive il filosofo, i giovani si sentono disincantati e sfiduciati, si scoprono disinteressati alla scuola, emotivamente analfabeti, inariditi dentro. Solo il mercato sembra interessarsi di loro per condurli sulle vie del divertimento e del consumo, dove però – avverte Galimberti – “ciò che si consuma è la loro stessa vita, che più non riesce a proiettarsi in un futuro capace di far intravedere una qualche promessa”.Questo stato di disagio fa sì che le famiglie si allarmino mentre risultano inefficaci i rimedi elaborati dalla nostra cultura sia nella versione religiosa, perché “Dio è davvero morto”, sia nella versione laica e illuminista, perché non sembra che la Ragione sia oggi il regolatore dei rapporti tra gli uomini. Nel deserto emotivo, creato dal nichilismo, attecchiscono secondo Galimberti i fenomeni di devianza giovanile noti alle cronache: il bullismo nelle scuole, le violenze degli ultrà negli stadi, l’ecstasy e le altre droghe nelle discoteche, i sassi gettati dal cavalcavia delle autostrade, sino ai gesti più estremi di terrorismo politico, di omicidio e di suicidio.Ma come uscire da questo cupo scenario, che è per Galimberti innanzi tutto un problema culturale, e non psicologico e sociale? Come andare oltre il nichilismo? La soluzione c’è, scrive il docente di Venezia. E passa, manco a dirlo, ancora per Nietsche, quando ne La gaia scienza il grande filosofo tedesco scriveva: “La vita non mi ha disilluso. Di anno in anno la trovo sempre più ricca, più desiderabile e più misteriosa (…) La vita come mezzo di conoscenza. Con questo principio nel cuore si può non soltanto valorosamente, ma anche gioiosamente vivere e gioiosamente ridere”. La proposta di Galimberti è dunque quella di risvegliare e consentire ai giovani di dischiudere il loro segreto, spesso a loro stessi ignoto. Se gli adulti sapranno insegnare ai ragazzi l’”arte del vivere”, come dicevano i Greci antichi, che consiste nel riconoscere le proprie capacità, nell’esplicitarle e vederle fiorire secondo misura, allora con questo primo passo i giovani potrebbero innamorarsi di sé. E quell’”ospite inquietante”, messo finalmente alla porta, non sarebbe passato invano dalle loro esistenze.
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