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mercoledì 14 maggio 2008


.COSI' NACQUE LA CAPITALE DEL BAROCCO

André Chastel, uno dei maggiori storici dell' arte italiana, ha scritto che "quanto tutto è perduto non si resiste alla disperazione se non ricostruendo l' ordine della vita con un ardore, un' ambizione, una fretta che possono giungere fino all' istrionismo". E' una frase che in qualche modo riassume la storia di Noto, oggi definita dall' Unesco "capitale europea del barocco", costruita in pochi anni dopo l' 11 gennaio del 1693, dopo che era stata completamente distrutta da un terremoto che devastò la Sicilia sud-orientale, un sisma che rase al suolo undici città e provocò centomila morti. La catastrofe determinò una spinta che portò alla nascita, sotto la guida di Giuseppe Lanza, duca di Camastra, della nuova Noto, una città alla cui costruzione parteciparono l' ingegnere militare olandese Carlos de Grunenbergh, il matematico netino Giovanni Battista Landolina Salonia, il gesuita Angelo Italia, numerosi architetti come Rosario Gagliardi, Paolo Labisi, Vincenzo Sinatra, Paolo Mazza, il Landolina, Nicolaci. Ma anche decine di capimastri e scalpellini impegnati, come in una gara, a disegnare questo sublime gioiello. Quasi tutte le opere furono realizzate con la pietra tenera di queste contrade, il locale tufo bianco, simile alla pietra di Lecce, che si presta a una lavorazione da orafo sicché facciate, balconi, cornici, sono di un virtuosismo difficilmente immaginabile. Ma quel che più conta è la composizione della città, concepita come un vasto teatro, dalle rapide prospettive. E' un capolavoro della scenografia barocca, zeppo di chiese - sono ben trentadue - quasi tutte annesse a un convento. E' un numero impressionante se si pensa che gli abitanti non erano più di diecimila. Ma quella della fine del Seicento era una Sicilia religiosissima, e si era in piena Controriforma. E fu in quegli anni che si cominciò a edificare la cattedrale, finita e terminata nella seconda metà del Settecento, dove fino a ieri, quando è avvenuto il crollo di metà della cupola, era custodita l' urna argentea con le reliquie di San Corrado Confalonieri. E' anche per questo che la basilica è uno dei simboli di Noto, la testimonianza del potere e della cultura ecclesiastica, chiesa importante per il cui restauro, nel 1767, il vescovo di Palermo si rivolse all' architetto Fuga, che era tra i più famosi dell' epoca. Trionfa il barocco così come nel palazzo di Villadorata, con le mensole e il fregio a grifoni, o a San Domenico, con la facciata convessa, mossa come un panneggio, opera di Rosario Gagliardi. E' un palcoscenico reso celebre in tutto il mondo da Michelangelo Antonioni che a Noto, nel 1960, girò L' avventura. Ma oggi impalcature e teloni di protezione nascondono buona parte degli edifici, la zona intorno alla basilica è stata transennata per motivi di sicurezza e appena s' avverte la forza di questi capolavori che non sarà facile recuperare e restaurare. La pietra di queste terre, così facile da intagliare e adatta a creare decorazioni, che assume con gli anni il colore dorato dell' arancia, è tenera. E si sfalda. Crolla. Si interviene sempre con gran ritardo. E l' agonia della capitale del barocco sembra inesorabile. -
PAOLO VAGHEGGI

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Palermo, Italy
Non amo avere rotti i coglioni...e ...e detesto chi non li ha....